domenica 3 marzo 2013

CAPITOLO 1 Immaginando Eglantyne


Come stavamo dicendo nonostante non abbia mai avuto figli e non abbia mai dimostrato di gradire particolarmente la compagnia dei bambini, Eglantyne è riuscita non solo a salvare milioni di loro abbandonati alla fame in seguito alle devastazioni della Prima Guerra Mondiale, ma ha anche definitivamente cambiato lo sguardo degli adulti sul mondo dell’infanzia. L’importanza del suo ruolo nella realizzazione di tutto questo è testimoniato dalla sua immensa eredità: Save the Children, la più grande organizzazione indipendente che opera in tutto il mondo per l’attuazione dei diritti dei bambini e delle bambine, e il riconoscimento di questi stessi diritti da parte delle Nazioni Unite che oggi li sanciscono in una dichiarazione ratificata da quasi tutte le nazioni del mondo. Nonostante l’enormità del debito che abbiamo nei suoi confronti, oggi però la sua storia è poco conosciuta. L’affermazione può sembrare paradossale eppure è la sua stessa biografa a rivelarlo, indicando in una fotografia, un paragrafetto a lei dedicato sul sito web dell’organizzazione, nella sua vecchia macchina da scrivere e nel nome di una sala riunioni, tutto ciò che della sua memoria restava nella sede di Save the Children in cui lei stessa operava. 

Nel primo capitolo del suo libro Clare Mulley ci racconta il suo primo vero incontro con Eglantyne. In quel periodo si stava occupando di un campagna di raccolta fondi per Save the Children che si presentava particolarmente difficile. Il problema non era tanto nei programmi proposti, quanto piuttosto nel fatto che la gente aveva cessato di ascoltare. Le organizzazioni umanitarie in favore dei bambini si erano moltiplicate, ma i grandi donatori cui potersi rivolge erano grosso modo gli stessi e questi cominciavano a sentirsi oppressi e a rifiutarsi di prestare aiuto. Come conseguenza dopo qualche settimana in cui continuava a ricevere solo rifiuti, Clare cominciava a dubitare e a scoraggiarsi fino a quando una frase di Eglantyne cambiò completamente la sua prospettiva: “il mondo non difetta di generosità, bensì di immaginazione e per di più è tremendamente occupato”. Rendere le persone consapevoli e partecipi dei problemi, questa era la genialità di Eglantyne. 

Clare scoprì così che la genialità di Eglantyne era racchiusa nella sua capacità di catturare l’immaginazione della gente rendendoli al tempo consapevoli dei problemi dell’umanità e fiduciosi di poter contribuire personalmente alla loro risoluzione. Fu proprio per questa scoperta che la Murrey si meravigliò ancor di più dell’oblio in cui la sua memoria era caduta. Le prime notizie sulla vita privata di Eglantyne che la sua nuova biografa riuscì a reperire, erano contenute in una scheda, compilata dagli archivisti di Save riguardante le Trentaquattro cose che non sapete di Eglantyne Jebb. Scorrendola venne così a conoscenza di alcuni aspetti curiosi della sua personalità quali il suo temperamento estremamente battagliero da bambina, o la sua enorme distrazione da adulta tale da farle dimenticare persino la meta dei suoi spostamenti. Adorava le arrampicate in montagna e ballare e si dedicava alla scrittura di pessimi romanzi d’amore, ebbe molte delusioni sentimentali e non fu certo la migliore raccoglitrice di fondi! Si trattava dunque di un’eroina piuttosto fragile, e forse proprio per questo molto più simpatetica. Ma fu solo nel 2001 quando sospese il lavoro per la maternità, che la Murrey decise di approfondire la conoscenza.

Il primo scritto biografico su Eglantyne risale a due anni dopo la sua morte e fu redatto con la collaborazione della sorella Dorothy. Il libro era intitolato La fiamma Bianca a sottolineare il grande fervore e l’incredibile ammirazione che Eglantyne aveva per il suo lavoro. Successivamente comparvero altri scritti per lo più poco noti dai quali si può tuttavia ricavare una cronologia degli avvenimenti principali della sua vita. Ciò che salta maggiormente agli occhi è il suo interesse per le problematiche sociali e la volontà di intervenire attivamente in esse che la portarono a sperimentare diverse forme di volontariato. In particolare risulta costante la lotta nei confronti delle idee conservatrici e delle leggi oppressive dell’epoca in cui visse. Dotata di un indubbio carisma riuscì a portare dalla sua parte non solo l’aristocrazia inglese, ma perfino il Papa e i governi bolscevichi. Costante fu il suo impegno nell’ informare l’opinione pubblica di quale fosse la reale situazione sociale, sfidando la censura governativa fino all’ arresto. La forza nel portare avanti i suoi progetti risulta tanto più ammirevole se si pensa al clima di sottomissione culturale e giuridica in cui le donne dell’epoca erano costrette a vivere, escluse dall’ istruzione e dal mondo del lavoro, relegate al solo ruolo di moglie e madri, avevano come unica possibilità di affermazione sociale il contrarre un buon matrimonio, ma anche in questo caso il miglioramento era solo effimero perché all’ autorità paterna non si sostituiva la libertà individuale, ma un nuovo padrone: il marito.

Considerando tutto questo viene dunque spontaneo domandarsi perché mai Eglantyne abbia tenacemente coltivato il suo obbiettivo arrivando perfino a danneggiare la sua salute. Perché non ha scelto la strada canonica dell’affermazione sociale: perché non si è sposata? perché non ha avuto figli? Sappiamo che soffriva di instabilità emotiva, come molte donne all’ epoca e quale logica conseguenza del clima di repressione in cui erano costrette a vivere, ma chi era in realtà Eglantyne? 

Nessun commento:

Posta un commento